Il Caffè Pedrocchi di Padova è sicuramente una delle realtà più emblematiche di questo nostro itinerario tra i luoghi della Grande Guerra. Venne realizzato nel 1831 da Antonio Pedrocchi, che le cronache del tempo presentavano come un modesto quanto ambizioso caffettiere. Antonio immaginava di realizzare il “più bel Caffè del mondo”, qualcosa che neppure Parigi, e Vienna potessero vantare. Per realizzarlo si affidò al genio visionario di un grande architetto: Giuseppe Jappelli che progettò la magnifica struttura in stile neo-classico. Lo storico Caffè si sarebbe così venuto a configurare come una vera e propria “reggia popolare”: un luogo per la nuova borghesia cittadina ambiziosa di rappresentare il suo status di forza emergente nella comunità locale.
Situato in prossimità del Palazzo del Bo, la sede della prestigiosa Università patavina, sarebbe stato destinato a diventare un’icona, uno dei simboli della grande epopea risorgimentale. L’8 febbraio del 1848, anticipando di qualche mese i moti che avrebbero segnato molte grandi capitali europee, studenti e popolani padovani si scontrarono proprio all’interno del Caffè con i gendarmi dell’Impero austro-ungarico, sotto il cui giogo la città sarebbe rimasta fino alla conclusione della III Guerra d’Indipendenza del 1866. Il foro di un proiettile esploso nell’occasione dai gendarmi troneggia ancora sulla parete della Sala Bianca, al piano terra del Caffè.
Sin dal 1914, dopo l’inizio del conflitto a Padova si svolsero numerose iniziative a favore dell’entrata in guerra contro l’Impero asburgico. Comizi e manifestazioni di Piazza si tennero a ritmo serrato e videro tra i protagonisti l’irredentista trentino Cesare Battisti, lo studente dell’Ateneo patavino, Carlo Cassan, il prof. Alfredo Rocco, il leader dei nazionalisti, all’epoca docente a Padova. Notevole fu la mobilitazione degli intellettuali e degli studenti a favore dell’entrata in guerra dell’Italia: un’azione politica supportata da una campagna di propaganda che si avvalse di cartoline e manifesti la cui iconografia evocava spesso la simbologia risorgimentale. Indubbiamente la presenza a Padova del prestigioso Ateneo, dove studiavano tra l’altro, numerosi studenti delle terre irredente, agì da catalizzatore di quel processo che portò a configurare la dichiarazione di guerra all’Austria come logica continuazione della grande epopea Risorgimentale. Il compimento del disegno risorgimentale, con l’annessione di Trento e Trieste, avrebbe agito da potente fattore di mobilitazione politica unificando ragioni e strategie diverse verso un unico obiettivo: le radiose giornate del maggio dannunziano, la guerra come rimedio ai mali del mondo di Marinetti e dei futuristi, le ambizioni della Corona, le strategie politiche dei nazionalisti e di “Salandra”, le divisioni in seno ai socialisti con il crescente ruolo interventista del Direttore del Popolo d’Italia, Benito Mussolini.
A sancire simbolicamente questo suo ruolo di cerniera tra l’epopea Risorgimentale e la “IV Guerra d’Indipendenza”, al piano nobile del Caffè Pedrocchi è stato realizzato dal Comune di Padova un Museo del Risorgimento e dell’Età contemporanea, una cui Sezione è dedicata alla Grande Guerra.