La chiesa del Santissimo Nome di Gesù, nota anche come Tempio della Pace (via Tommaseo), è la terza architrave della memoria della guerra a Padova, dopo palazzo Moroni e il Bo. Avrebbe dovuto esprimere la devozione e la gratitudine dei padovani verso Sant’Antonio per aver protetto la città dalla distruzione durante la guerra, secondo un’idea lanciata per la prima volta dal periodico cattolico “Il Santo dei Miracoli”. Il vescovo Pellizzo raccolse la proposta e al termine della guerra indisse una sottoscrizione tra i padovani per assicurare i fondi necessari. Nel 1919, l’Associazione Universale di Sant’Antonio in Padova incarica la direzione della rivista “Arte Cristiana” di bandire un concorso pubblico per la progettazione di una chiesa a Padova caratterizzata da uno stile non monumentale né eccessivamente decorato, ma austero come si conviene alla nobiltà di una chiesa parrocchiale. A vincere la selezione, non senza controversie, fu l’architetto Antonio Zanivan (progetto Navis) il quale sostenne di essere stato ispirato nientemeno che dal Vangelo, e di aver articolato l’edificio e i suoi interni attorno ai simboli cristiani della pace e della redenzione. Non c’è dubbio che il Tempio sia ricco di riferimenti simbolici a partire dalle porte (sette, come i sacramenti) che avrebbero dovuto garantire la massima protezione divina. Ciò non ostante, la realizzazione della chiesa incontrò un discreto numero di problemi. La prima pietra venne posta nel maggio 1920, ma i lavori di fermarono ben presto per l’esaurimento dei fondi a disposizione. Nel 1928 lo Stato italiano stabilì di contribuire alla costruzione: in cambio di un sostanzioso contributo, la chiesa divenne Ossario dei Caduti per cause di guerra, e vi vennero traslati resti di 5400 soldati morti durante il conflitto nei molti ospedali del territorio padovano. Venne inaugurato ufficialmente nell’aprile del 1934 e poi consacrato in forma solenne il 5 novembre 1938.