Nei dintorni di Padova si trovano molte residenze storiche che ospitarono personaggi ed eventi di notevole importanza tra 1914 e 1918. Forse, quella con il destino più bizzarro è il Castello del Catajo di Battaglia Terme, dimora cinquecentesca degli Obizzi poi passata al ramo degli Asburgo d’Este e infine residenza di caccia degli Asburgo d’Austria: era molto amata da quel Francesco Ferdinando il cui assassinio, a Sarajevo nel giugno 1914, fu la miccia che innescò il primo conflitto mondiale. Il Castello venne infine ceduto allo Stato italiano come riparazione di guerra. Villa Baldin ad Altichiero fu invece la prima residenza di Vittorio Emanuele III dopo la disfatta di Caporetto. Tradizionalmente, la dimora del re al fronte veniva insignita del titolo di Villa Italia. Fino all’ottobre 1917, il re aveva abitato a Villa Linussa a Martignacco, da dove il suo seguito era scappato frettolosamente poche ore prima del sopraggiungere delle pattuglie di punta austro-ungariche. Il trasferimento improvvisato non favorì la scelta di un palazzo confortevole. Villa Baldin era tetra, fredda e priva di ogni comodità (anche di illuminazione elettrica) e venne presto abbandonata per Villa Giusti del Giardino in zona Mandria alle porte della città. Ancora esistente e di proprietà della famiglia Lanfranchi, Villa Giusti è più celebre per aver ospitato, tra il 30 ottobre e il 4 novembre 1918, le delegazioni che discussero i termini della resa austro-ungarica e del conseguente armistizio. Si trattava tuttavia di un’altra residenza non particolarmente adatta, sia per dimensioni che per l’eccessiva vicinanza alla città. Il monarca e la sua «casa militare» si trasferirono così nel gennaio 1918 a Villa Corinaldi a Lispida di Monselice. Un’altra dimora signorile che seguì un destino curioso è Villa Zaborra – castello di San Pelagio nel comune di Due Carrare. Residenza patrizia dai tempi dei Carraresi, è oggi soprattutto nota perché nelle sue adiacenze sorgeva il campo di aviazione (uno dei molti campi improvvisati nel territorio padovano subito dopo Caporetto) da cui decollò la squadriglia di Gabriele D’Annunzio per il volo su Vienna dell’agosto 1918.